martedì 28 luglio 2009

e cemento sia!


Non mi stupirebbe svegliarmi domattina e vedere l'area del'ex scatolificio Pagani, occupata dalle ruspe. Quando si tratta di nuove colate di cemento, d'un tratto, l'Italia si fa efficientissima.

Sì, perchè siamo in Italia, nel BEL PAESE. E' singolare che questa definizione così famosa in tutto lo stivale, sia stata coniata proprio da un nostro esimio concittadino. Cosa direbbe l'Abate Stoppani, qui, oggi, di fronte all'ennesimo scempio, di fronte alla città venduta, per trenta denari, al gioco dei partiti e dei costruttori (quando le due cose non coincidono, come è sembrato emergere dal dibattito di ieri sera in consiglio comunale).

E' il giorno del rammarico, dell'amarezza e della delusione. Hanno perso tutti. La città, che coverà in seno un altro mostro, il rione che pagherà ancora dazio, la politica che ha perso un'altra ottima occasione per dimostrare di essere al servizio dei cittadini, al di là dei giochi di partito.

Ha perso soprattutto la gente.
Quella che c'era, fino ad ora tarda, ieri sera, in municipio; che c'è sempre stata e si è impegnata coi mezzi di cui disponeva, affrontando una lotta ìmpari, a dir poco donquichottesca.
Ma ancor di più ha perso chi non c'era. Chi ancora una volta ha lasciato che altri scegliessero per lui. Chi non si è scomodato ed è rimasto appeso alla solita poltrona, di fronte alla solita abbacinante miseria televisiva, incapace di scrollarsi di dosso la rassegnazione cui, giorno dopo giorno, vogliono abituarci.

Dov'era Germanedo mentre qualcuno, lontano poche centinaia di metri in linea d'area, ma anni luce dalla sua realtà quotidiana, ne sfigurava volto e identità?

Ancora una volta hanno prevalso gli interessi di pochi ricchi (e, per cortesia, non mi si tacci di essere retorico o "comunista") e le logiche dei politicantucoli locali che giocano a fare i grandi sulla pelle dei loro concittadini.
Zamperini, Boscagli, Romeo... sono stomacato al solo pensiero dei loro giri di parole, dei loro sofismi atti solo a compiacere qualche ricco mercante e a tenere il proprio fondoschiena ben attaccato al cadreghino.

Se dovessi cedere allo stato d'animo che aleggia, quest'oggi, direi che tra qualche anno saremo ancora qua, con la stessa gente seduta sulle stesse poltrone, a lamentarci perchè, quelli che abbiamo votato ed eletto, svendono le nostre vite per interessi a noi oscuri.

Ma ho il vizio di sognare, e oso farlo anche quest'oggi. Mandiamoli a casa, questi signori, non appena ne avremo l'occasione. Riprendiamoci la nostra vita, la nostra città. Rimbocchiamoci le maniche e diventiamone protagonisti, e smettiamola, una buona volta, di dire che, tanto, non cambierà niente!

Giuseppe Bernasconi - Comitato ViviAmo Germanedo

sabato 18 luglio 2009

è arrivato il momento di farsi sentire

La pratica ha sonnecchiato per qualche mese su qualche scrivania del nostro Comune.
Meglio far calmare un po' le acque e aspettare tempi più opportuni. Dopo le elezioni, certo, e in tempi di vacanza, quando di gente che ha voglia di rompere le... uova nel paniere, ce n'è in giro meno.

La questione rimane invariata: alti 190 appartamenti a Germanedo. Il rione non ha già forse pagato un tributo fin troppo alto alla città?
Ma anche la nostra posizione non cambia. Senza giri di parole, a costo di sembrare anacronistici e visionari, continuiamo a dire il nostro NO a un progetto che, agli occhi di chi vuole guardare in faccia la realtà, non può che apparire dissennato.

Questo territorio non ne può più. E ora chiede il conto.
Già, perchè è un'illusione pensare di poter depredare e violentare quel pezzettino di mondo che ci è toccato per vivere, e sperare che questo, in qualche modo, non si ribelli.
E lo testimoniano i disastri di venerdì scorso. Certo, non c'è dubbio, i fenomeni di questi giorni sono fuori dall'ordinario. Ma sembra che la tendenza vada verso un intensificarsi di questi eventi dalla portata e dallaviolenza spropositate. Questo vuol dire che in futuro ci troveremo sempre più spesso di fornte a queste situazione non certo agevoli. E allora che facciamo.Aumentiamolacompagnia di chi si troverà coipiedi in ammollo: mal comune mezzo gaudio - recita un antico adagio. Ma il gaudio -abbiamo il sospetto- sarà solo di chi riempirà i granai con i proventi di un opera costruita su un terreno costato due soldi all'asta giudiziaria e rivenduto a peso d'oro. Quali altri interessi ci saranno di mezzo?
Non lo sappiamo,ma sappiamo con certezza chi sarà a pagare.

E allora ribadiamo il nostro NO
Tutti insieme
Lunedì 27
alle 19
di fronte al Comune

Dobbiamo esserci, ed essere in tanti

martedì 6 maggio 2008

Cresci fino a zero


Interessante incontro, venerdì sera, in sintonia con la nostra battaglia per un rione più vivibile; un'occasione importante per alzare lo sguardo, mettersi in rete e capire una volta di più come mettersi insieme costituisca la forza della società civile.


Come vedete siamo nella lista degli organizzatori/promotori


Vi aspettiamo numerosi!!!

domenica 20 aprile 2008

Bellezza


Vi segnlo una citazione, dal film "I cento passi", credo che chiunque si cimenti con la politica e l'amministrazione delle nostre città dovrebbe riflettere su perle come questa.

Buona visione
Beppe


mercoledì 19 marzo 2008

Dal Blog di Beppe Ggrillo www.beppegrillo.it

19 Marzo 2008

2001: Odissea nel cemento









Anno 2000: i Comuni possono spendere i soldi delle licenze edilizie SOLO a fronte di investimenti.Anno 2001, ottobre: i Comuni sono autorizzati a spendere i soldi delle licenze edilizie per fare quello che gli pare, grazie al nuovo Testo Unico sull’edilizia.Arriva il boom edilizio.Anno 2000: 159.000 abitazioni costruite.Anno 2007: 298.000 abitazioni costruite e 38.000 ampliamenti di abitazioni.Le licenze raddoppiano in 7 anni, il territorio italiano viene cementificato da palazzine, nano grattacieli, hangar, seconde, terze, quarte ville, parcheggi, garage. I Comuni raddoppiano gli incassi senza alcun obbligo di destinazione d’uso. Hanno la licenza di uccidere il territorio.Il territorio comunale, lo dice la parola stessa, è patrimonio “comune” dei cittadini che lo abitano. Appartiene a loro. Il bosco, il prato, la vista panoramica, un posto per passeggiare o far giocare i propri figli, il parco, i giardini o, anche, un semplice spazio vuoto per vedere l’orizzonte. Chiarito che il territorio è dei cittadini e non del sindaco fasciato a festa e dei suoi assessori che sono SOLO dipendenti comunali facciamoci qualche domanda.Dove sono finiti i soldi delle licenze edilizie concesse senza più l’obbligo di investimento? Nuovi servizi, asili, piste ciclabili, trasporti pubblici non si sono visti. Farei un’indagine, Comune per Comune.Quanto ancora si può cementificare il paesaggio italiano? Si può solo tornare indietro, decementificare. Il turismo sta morendo di cemento.Quali sono le maggiori imprese edili che hanno ottenuto le licenze? I costruttori comandano ormai più del sindaco Moratti e del sindaco Topo Gigio, devono uscire dai consigli comunali. Sono lì, anche se non sono stati eletti.Il processo infernale messo in moto dal Testo Unico del 2001 va fermato. Bisogna riportare le lancette al 2000. Meno cemento, meno soldi per i partiti, i veri padroni dei Comuni. I cittadini devono presentarsi in consiglio comunale per chiedere i motivi dello scempio edilizio e documentare l’incontro con una telecamera.Il Bel Paese è nostro, riprendiamocelo.

venerdì 7 marzo 2008

Dal quotidiano La Provincia di Lecco


Come anticipato, riportiamo il bell'articolo di Maura Galli, apparso sull'edizione de La Provincia di ieri. Il quotidiano lecchese si è dimostrato da tempo sensibile agli argomenti che ci stanno a cuore. Ringraziamo dunque la redazione per aver tenuto alto il clamore sull'incresciosa politica urbanistica di questa amministrazione.


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Case su case: l'allegro cantiere città di Lecco Cadono le barriere edilizie in viale Montegrappa e molti lecchesi sgomenti davanti ai palazzoni dicono «aridatece la Sae» Piccoli e grandi interventi crescono: non solo la Pagani, ma ex Berera, ex Trabattoni. Via le industrie e via anche i cinema




C'è qualcuno che adesso con il senno di poi dice perfino "aridatece la Sae": rivogliamo indietro la Lecco grigia e operosa, un po' cupa, degli anni '70, quando c'erano le ciminiere al posto dei casermoni, quando i muri alti proteggevano le grandi fabbriche. Caduti quei muri e caduti da poco quelli di cantiere che occultavano un filo i lavori in corso, c'è un nuovo pezzo di Lecco che si mostra in tutta la sua irrimediabile grandeur: in viale Montegrappa ora ti si parano davanti senza schermo i cinque o sei palazzoni venuti su di fianco, di sghimbescio, perpendicolari l'uno all'altro con davanti una spianata desolata. Il mondo di Gulliver «Dove, però, il progetto prevede il passaggio a vista del torrente Caldone, oggi sotterraneo. Verde e fiume lì davanti, a ingentilire la zona. Ma ci tengo a dire che quello è un progetto vecchissimo, ha vent'anni almeno, mai nessuno ha sollevato la questione come oggi accade invece per l'area Pagani, e se tutti hanno da ridire, beh, bisognava pensarci prima: non c'è più niente da fare». Il consigliere del Consiglio di zona 4 Angelo Sala si ricorda di quando suo padre lavorava in Sae: «Certo, non erano peggio capannoni - dice -. Almeno ci lavoravano 1.500 persone». Invece oggi al posto del fabbricone ecco quelle che Italia Nostra descrive come case-torta fuori scala, gialle, con il tetto spiovente. I lecchesi guardano il mondo dei giganti di Gulliver in viale Montegrappa e stupiscono, costernati. Del resto la stroncatura del presidente della sezione lecchese dell'associazione, Domenico Palezzato, era stata senza appello: «In stile anni '70, vecchia scuola, ripropongono un concetto di spazio urbano che oggi, sfogliando una qualsiasi rivista di architettura, si intuisce che è tramontato da un pezzo. E noi che dobbiamo costruire case per dopodomani - perché si costruisce sempre guardando al futuro - ecco che invece ci dobbiamo accontentare dei criteri e dei concetti di quarant'anni fa». La città dormitorio Alla cartolina della Lecco industriale succede la cartolina della Lecco residenziale. Che rischia però di trasformarsi in una città dormitorio, come ha più volte messo in guardia il presidente dell'ordine degli architetti, Ferruccio Favaron. Un dormitorio, per di più, che rischia anche di restare mezzo vuoto. Ma cosa fatta capo ha e tante cose che sono state decise e approvate da qualche anno stanno per riempire i buchi degli ultimi scampoli delle ex aree industriali. Come il complesso dei caseggiati popolari per 190 appartamenti nell'ex area Pagani contro i quali si è mobilitata la gente di Germanedo che per la prima volta ha partecipato in massa all'assemblea del Consiglio di zona di solito sistematicamente disertata. «Però il parere negativo del Cdz è solo consultivo», osserva l'assessore all'urbanistica Dario Pesenti che aggiunge: «Il Piano regolatore prevede certi interventi e noi non possiamo negare dei diritti. Quello che possiamo fare in fase di istruttoria è cercare di contenere i volumi. Anche se i grandi interventi sono ormai completati, adesso c'è qualche integrazione qua e là che in una città come la nostra non mi sembra sovradimensionato». Venticinque metri Fatto sta che in corso Promessi Sposi, proprio sotto la cosiddetta circonvallazione alta, dall'ospedale a San Giovanni, dove le grandi operazioni di riconversione dell'industria in residenza qui più che altrove hanno rovesciato la città come un guanto, sono due i buchi che aspettano di essere riemepiti. Subito dopo la questura, salendo verso i contenitori del Pirellino, dell'Iperal e il grattacielo disegnati da Gregotti (che poi ha preso le distanze dal risultato) c'è l'area ex Trabattoni: dopo i lavori di bonfica dell'Asl ora in corso, il piano il lottizzazione già passato in commissione urbanistica farà spuntare un edificio di venticinque metri, sette o otto piani per cinquanta appartamenti, con due piani interrati di parcheggio. Manca ancora però la firma della convenzione. Appartamenti a go go Sempre in zona c'è l'ex metallurgica Berera: giace in Comune la richiesta di permesso per costruire, anche lì, un bel po' di appartamenti. Il Piano regolatore in questo caso non richiede neppure il passaggio del piano attuativo che tira in ballo il Consiglio comunale per il via libera e che obbliga, in cambio dell'edificazione, a una contropartita in verde o parcheggi pubblici: è una delle tante richieste semplici di edificazione confuse tra le 1.500/1.800 pratiche all'anno - dalla domanda di cambio serramenti alla proposta di un condominiotto familiare - che passano sui tavoli degli uffici comunali. Il colosso di Castello Di piani attuativi più o meno grandi in attesa di valutazione e di giudizio, invece, ce ne sono dodici o tredici depositati in Comune. Come quello di Castello, in via Solferino, nel fazzoletto verde dell'ex villa Pazzini. Niente di certo, ancora nessuna richiesta è stata ufficialmente presentata, anche se gli abitanti del rione sono già in allarme e sul piede di guerra. Perché lo scopo è di fare anche lì quello che in Comune viene definito un «intervento importante»: lo spazio è poco ma un edificio alto alto è in grado di soddisfare la fame insaziabile di appartamenti da costruire. Da vendere e da abitare, però, chissà. Case su case per decine di centinaia di nuove famiglie. La grande Lecco cresce a dismisura e consuma in abitazioni anche gli spazi prima destinati a divertirsi: addio cinema, come sappiamo. Il capoluogo di provincia resterà senza sale perché al posto del Marconi, del Nuovo e del Mignon tante famiglie avranno l'opportunità di abitare in centro. Parcheggi in viale Dante e dodici appartamenti più negozi e annessi parcheggi in viale della Costituzione e via Caprera.


Maura Galli

giovedì 6 marzo 2008

Restando in tema di abusi: LE CAVE


Riporto di seguito un'accorato appello inviato già da qualche mese al sindaco di Lecco da un giovane Germanedese. Come spesso accade, a tale appello, non è seguito alcun riscontro dai piani alti dell'amministrazione cittadina. Ogni giorno che passa mi convinco sempre di più che il nostro essere cittadini acquista un valore solo quando coincide con l'essere elettori. Ringrazio Leccoprovincia.it per averlo riportato.


Pubblicando questo intervento non voglio distogliere l'attenzione dal tema caldo del momento, e cioè del mostro che sorgerà sull'area Pagani, ma evidenziare come la nostra zona sia continuamente oggetto di malsane attenzioni, mirate alla speculazione, anche quando ci sono di mezzo le bellezze naturalistiche che fanno corona alla nostra città.


Per finire vorrei segnalare l'ottima pagina apparsa oggi sulla Provincia di Lecco, che analizza con intelligenza la grave situazione in cui l'intera nostra città si trova. Spero di riuscire a pubblicare l'intero articolo entro domani.


Non mi resta che auguravi BUONA LETTURA.
Beppe

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Gent. Sindaco Dott.sa Antonella Faggi,
Sono Davide Bernasconi, un ragazzo di diciotto anni residente a Germanedo, la interpello per porle un problema che affligge moralmente me e i miei compaesani e che soprattutto affligge fisicamente il nostro angolo di paradiso che gelosamente è caro al nostro rione, il territorio di montagna compreso tra il monte Magnodeno e il rione di Germanedo, nel quale sono situate le località rurali di Neguggio e Campo dei Boi. La mia è un' implorazione, un grido disperato che rivolgo a lei e ai suoi collaboratori per far cessare il costante, e spregiudicato abuso delle cave, che poco a poco stando conquistando tutti gli appezzamenti di terreni. Le parlo da arrampicatore, alpinista e principalmente amante della montagna, le parlo da cittadino a cui sta a cuore la natura e l'ambiente, le parlo rimembrando i vecchi ricordi della mia infanzia quando Io da piccolo in questi luoghi ci andavo a giocare, c'erano un fiume, le piante, un luogo ideale per inventare avventure memorabili e imprese eroiche. Ora c’è solo interesse economico, speculazione, sfregio paesaggistico. I torrenti non esistono più, la cava, lo scavo del metanodotto e della galleria che porta in Valsassina hanno troncato di netto le falde acquifere che rendevano rigogliosi e pieni di vita i boschi. I rumori delle ruspe, dei camion, e lo sparo indiscriminato delle mine, hanno reso un luogo di silenzio e di pace in una clamorosa zona in cui i rumori sono assordanti e perpetui. Ormai sotto alcuni aspetti non si è più in grado di rimediare, ma la prego con tutto il cuore di salvare il salvabile, in modo da conservare la naturalezza e la ruralità della zona sopra citata. Sono già troppe le parole spese per questo argomento, è ora di agire e rendersi conto che la città di Lecco non è solo piazza Garibaldi e piazza XX Settembre. Come negli ultimi tempi si vede un animato confronto di idee sulla realizzazione del porto delle Caviate è opportuno anche voltare lo sguardo verso il patrimonio montano che ha reso lecco celebre sia per motivi letterari (vedi I promessi sposi di A. Manzoni e A. Stoppani con i suoi studi del nostro territorio) che per quelli sportivi con l’alto livello dell’escursionismo e dell'alpinismo. Ringraziandola vivamente per il tempo dedicato al mio appello e scusandomi per il tono in alcuni punti un po’ presuntuoso, le porgo i miei più distinti saluti. Confido in lei e nella sua più totale comprensione.
Davide Bernasconi